Lavorare con l’equalizzatore sul suono della chitarra non è cosa particolarmente complessa. Tuttavia sapere su quali frequenze mettere mano per risolvere i problemi o per ottenere gli effetti desiderati è utile per abbreviare i tempi di intervento ed ottimizzare i risultati.
Il riferimento numerico riguarda un insieme di frequenze che ad esso fanno capo come punto di massimo intervento.
Non parliamo quindi di “frequenza”, ma di “banda” e come abbiamo visto tale banda è controllabile in estensione se il filtro che utilizziamo è di tipo parametrico, altrimenti la sua larghezza (o campanatura) è fissa.
Parlando di numeri, la prima cosa che dobbiamo mettere a fuoco è l’ambito nel quale la chitarra si muove, la sua estensione in frequenza: a livello di note fondamentali, partiamo dagli 82Hz del Mi basso per arrivare ai 1175Hz del cantino al 24° tasto, ma ovviamente dovremo considerare anche le armoniche superiori (almeno fino alla terza), che sono multipli esatti delle fondamentali e che arriveranno parecchio più in alto.
Di seguito vediamo una panoramica sui tagli di frequenza più interessanti e sull’effetto che essi hanno sul suono della chitarra.
110-120 Hz:
è il range di frequenze basse più significativo. Enfatizzando in questo ambito una saturazione importante si indirizza il suono verso le ritmiche heavy. E’ importante dosare bene l’intervento, altrimenti il suono diventa troppo gonfio.
Per non portare il suono della chitarra a dar fastidio in ambiti che non gli sono propri è buona norma tagliare senza problemi sotto questa soglia di riferimento e se possibile attenuare anche la frequenza dell’armonica superiore. Es, se tagliamo ad 80Hz, proviamo ad indebolire anche a 160Hz…
200-250 Hz:
l’attenuazione di queste bande è di aiuto per rendere più intelligibile un suono che risulta “intubato”.
400 Hz:
banda di frequenza molto utile per dare corpo e pienezza al suono. Se interveniamo troppo pesantemente il suono può diventare “inscatolato”.
Se invece vogliamo aprire il suono della chitarra senza incrementare gli acuti, possiamo agire su questa stessa banda con una lieve attenuazione.
650 Hz:
risulta utile agire in questo range sopratutto nelle sessioni di registrazione, per adattare le parti soliste all’ambientazione sonora del brano.
800Hz:
questa banda contiene le frequenze cardine della chitarra. E’ forse quella più significativa, sia che la enfatizziamo sia che la attenuiamo. Enfatizzata, permette di far uscire più facilmente la chitarra tra gli altri strumenti e di ottenere sonorità adatte sia agli assoli che alle ritmiche, specie nei power chord. Attenuata rende il tipico “scooped tone” (il suono alleggerito sulla gamma media) che gli amanti dei generi heavy ben conoscono.
1,6 kHz:
Dopo gli 800 Hz è la seconda banda utilizzata per ottenere il suono “scooped”.
Se stiamo suonando una chitarra pulita particolarmente “scura”, enfatizzando attorno a questa frequenza e tagliando altrettanto la banda dei 400Hz conferiamo maggiore apertura al suono.
3-4 kHz:
Una leggera enfasi di queste bande ci fa conferire al suono maggiore presenza ed evidenziare la risposta dinamica al tocco.
10-14 KHz:
Nonostante queste frequenze siano del tutto al di fuori del range utile della chitarra, possiamo considerarle ugualmente per scongiurare eventuali rientri dei microfoni o per controllare la “zanzarosità” dei suoni distorti.
DOVE MODIFICARE L’EQUALIZZAZIONE
Attraverso l’equalizzazione possiamo scolpire al forma dell’onda sonora in maniera molto precisa e possiamo farlo seguendo diverse strategie o applicandone anche più di una allo stesso tempo:
1) collegando un equalizzatore prima di entrare nell’amplificatore, (o prima del preamplificatore se usiamo un sistema modulare)
2) regolando i controlli di tono sull’amplificatore
3) agendo sui controlli della consolle di mixaggio
Questi diversi approcci portano a risultati diversi.
- TRA CHITARRA E AMPLIFICATORE (collegamento “in front”)
Queste regolazioni sono possibili solo se abbiamo a disposizione un equalizzatore a pedale o virtuale, oppure se nel preamplificatore è presente un controllo che si chiama pre-EQ.
Assoli: per farli risaltare, enfatizziamo le frequenze che vanno dai 500Hz ai 1.2khz, attivando il pedale (o il modulo virtuale) solo amomento del solo
Suono Metal: attenuiamo prima di tutto gli 800 Hz, ma senza esagerare. Esaltiamo i bassi (100 e 200 Hz) e gli acuti (3.2kHz).
Simulare una chitarra acustica tramite l’elettrica: tagliamo le frequenze bassissime (100, 200Hz) ed esaltiamo le medie e le super-acute. E’ comunque un compromesso, perché per un vero suono di chitarra acustica… ci vuole una chitarra acustica!
- SULL’AMPLIFICATORE
Ogni costruttore fornisce controlli d’equalizzazione tarati su frequenze precise, determinate nella fase della progettazione.
Evitando di soffermarci sulle peculiarità tecniche dei vari ampli in commercio concentriamoci sulla filosofia delle varie regolazioni.
Arpeggi puliti: spingiamo bassi e acuti. Riduciamo le frequenze medie (o le portiamo ad un livello intermedio).
Ritmica pulita per accordi: mantieniamoci attorno ai livelli intermedi dell’amplificatore
Ritmica pulita a nota singola (es. funky): spingiamo le frequenze medie, bassi e acuti ridotti (o ad un livello medio)
Ritmica distorta: bassi e acuti ben presenti, più delle frequenze medie. Togliamo le frequenze medie unicamente se dobbiamo creare un suono da genere Heavy Metale ed affini
Solo distorto: spingiamo la gamma media, riduciamo bassi e acuti.
Per poter disporre agevolmente dal vivo di tante equalizzazioni diverse è evidente che un solo equalizzatore non basta, a meno di averne uno che sia in grado di mmemorizzarle.
E’ evidente quanto lavorare con le macchine digitali possa fare la differenza in questo ambito. Ancora più comodo il caso delle pedalboard, che oltre all’equalizzazione permettono di richiamare l’intero setup per ogni diversa situazione.
Il vecchio mondo dei pedali analogici, in questi casi, segna decisamente il passo. Va anche detto però che dal vivo si perdono parecchi dettagli del suono e che interventi tanto precisi sono meno importanti di quando si è in studio a registrare.
- SUL CANALE DEL MIXER
Nell’home recording, lavorando in studio di registrazione, o suonando dal vivo, il nostro suono inevitabilmente passa attraverso un mixer. Qui può essere ulteriormente modificato utilizzando l’equalizzazione presente in ogni canale. Ecco alcune regolazioni di massima, per andare “sul sicuro”.
Senza paura di sbagliare tagliamo le frequenze al di sotto degli 80-100 Hz utilizzando un filtro passa-alto. Paradossalmente la percezione del suono della chitarra alleggerito delle frequenze più basse non sarà quella di una perdita di spessore, ma viceversa, perché suono percepito e contenuto reale di frequenze non sempre vanno di pari passo!
Se la chitarra suona inscatolata, tagliamo via dai 150Hz ai 250Hz. Se è una chitarra acustica, tagliamo un pochino (non troppo) tra i 200 e 500 Hz.
Se la chitarra suona acida, aspra, tagliamo dai 900Hz a 1.1 kHz.
Per aumentare la definizione aggiungendo un frizzante “zing” sugli acuti delle chitarre elettriche pulite o acustiche, aumentiamo le frequenze che vanno dai 6 ai 10kHz.
L’effetto è assimilabile alla piacevole risonanza metallica acuta che sentiamo quando le corde sono nuove.
Per rendere più aggressiva una chitarra rock, cerchiamo tra 1.5 e 4KHz una frequenza che non ci piace e attenuiamola.
Per dare più articolazione e definizione ad una chitarra elettrica, incrementiamo di 3-5dB un range di frequenze che vanno dai 3 ai 5kHz.
Tanto nel modo analogico quanto in quello digitale gli equalizzatori sono davvero utilissimi, ma se si microfona un amplificatore in studio di registrazione, come ho già sottolineato, non esiste cosa migliore del riprendere il più realisticamente possibile il suono alla fonte.
Avendo tempo a disposizione è sempre meglio investirlo nella disposizione dei microfoni di ripresa o nella regolazione fine dei controlli, in modo da portare al banco di mixaggio il suono come vogliamo che sia, salvo ritocchi minimi dei quali potrebbe aver comunque bisogno in fase di mixaggio.