FILTRI
I filtri si dividono in passivi ed attivi, a seconda che utilizzino o meno una fonte di alimentazione.
Nel mondo analogico i filtri passivi sono semplici combinazioni di resistenze e condensatori (come nel caso del tono della chitarra, ma a volte sono di questo tipo anche i controlli degli amplificatori).
Hanno una capacità di intervento relativamente contenuta e rigorosamente soltanto in perdita, senza possibilità di aumentare il livello del segnale.
In alternativa, si impiega un mix di questi componenti associati ad altri più complessi ed alimentati, chiamati “circuiti integrati operazionali”, che permettono di guadagnare in ampiezza sul segnale oltre che di perdere, nonché di realizzare controlli dall’intervento più efficace e profondo.
Nel mondo digitale l’efficacia dei filtri in ampiezza e larghezza varia di pari passo con la loro complessità matematica, che si esprime in “ordini”. Più grande è l’ordine del filtro (I, II, III, IV, V, ecc.) maggiore sarà la sua possibilità di incidere nella modifica del segnale.
Di seguito vediamo i principali tipi di filtri con i quali abbiamo a che fare.
Low Pass Filter (filtro passa basso): elimina le frequenze al di sopra di quella scelta (frequenza di taglio)
High Pass Filter (filtro passa alto): elimina le frequenze al di sotto di quella scelta (frequenza di taglio)
Parametri tipici sono il Cut-off, che seleziona la frequenza di taglio e la Slope (pendenza), che determina con quanta efficacia (misurata in dB per ottava) il filtro attenui in prossimità della frequenza di taglio
Peaking Filter (filtro parametrico): attenua o incrementa (gain) un range di frequenze, detto anche “campanatura” (Q) centrato attorno ad una frequenza di riferimento (frequency). Nel caso in cui la campanatura non sia regolabile si definisce filtro “semi-parametrico”.
Notch Filter: è simile al filtro parametrico (se l’escursione della campanatura è sufficiente lo si può creare anche partendo da quello), ma con una campana (Q) fissa e molto stretta (Q => 10). E’ molto utile per cercare o eliminare eventuali risonanze
Shelve Filter (filtro a scaffale): attenua o incrementa (gain) le frequenze a partire da una soglia (frequency) e viene utilizzato di norma sugli estremi dello spettro sonoro. Anche questo filtro permette di solito di regolare l’ampiezza dell’intervento (Q)
EQUALIZZATORI:
Parametrico: una serie di filtri parametrici in un unico circuito che permettono interventi molto mirati sul segnale, potendo centrare ogni parametro per fare quel che serve. Assai efficace anche nel caso sia costituito da poche bande di intervento (2, 3..)
Grafico: una serie di filtri a frequenza e campanatura fisse, per ognuno dei quali è possibile regolare il guadagno o l’attenuazione. Se è costituito da poche bande non risulta particolarmente efficace per “costruire un suono”, ma ancora valido per compensare eccedenze o mancanze.
Se le bande a disposizione sono numericamente generose, come nel caso dell’equalizzatore “a terzi d’ottava” (31 bande) diventa invece assai potente, sia pure non quanto il parametrico.
L’uso chitarristico dell’equalizzatore è molto variegato, potendolo impiegare per scopi differenti: quello primario resta senza dubbio la “scultura” del segnale per piegare alle nostre esigenze il profilo della forma d’onda che stiamo generando, per correggere caratteristiche deficitarie o troppo invadenti, personalizzare la colorazione complessiva o evidenziare eventuali connotazioni che ci piacciono.
L’equalizzatore risulta uno strumento creativo ed efficace anche per rendere più o meno congruo il suono dello strumento al panorama generale della band o per cambiarne la percezione stereofonica, ad esempio intervenendo in modo differente sui canali sx e dx. Altro utilizzo, meno intuitivo ma particolarmente utile, è quello di correggere suoni che presi a sé stanti potrebbero sembrare perfetti, ma che in realtà una volta miscelati agli altri strumenti della band possono dar luogo a somme o cancellazioni percettive di una data porzione dello spettro. Casi tipici sono le frequenze basse, che all’interno del mix possono sommarsi a quelle del basso, delle tastiere o della cassa della batteria dando luogo ad una ridondanza inutile e fastidiosa, oppure l’evidenziare la gamma media, che presa a sé stante può sembrare fastidiosa o esagerata, ma che nel mix della band permette ad esempio ad un solo di “uscire” molto più facilmente senza dover alzare più di tanto il volume ed infine la banda acuta, che appena schiarita può permettere ad una ritmica di rendersi intelligibile anche in mezzo alle atmosfere piene dei sintetizzatori.