Il condensatore è un dispositivo utilizzato per immagazzinare una carica elettrica consistente in un paio di conduttori separati da un isolante (dielettrico).
Quando il segnale generato dal pickup comincia la sua corsa attraverso il circuito della chitarra, ben presto incontra un condensatore.
Le frequenze passano attraverso i reofori (i piedini del componente) e dentro il componente accade qualcosa che non sempre riusciamo a comprendere correttamente.
Ciò che sappiamo per certo è che il suono che esce è differente da quello che è entrato, ma in che modo il condensatore ha modificato il segnale?
Secondo la definizione iniziale, il flusso di elettroni sosta per un breve istante all’interno del condensatore, prima di uscire dal lato opposto a quello dal quale è entrato.
Questo quadro però non rappresenta con esattezza ciò che accade al segnale audio presente nel circuito della chitarra elettrica, per cui occorre analizzare più in dettaglio la situazione.
COME FUNZIONA IL CONTROLLO DI TONO DELLA CHITARRA
Il condensatore risulta collegato da un lato ad un piedino del potenziometro, mentre dall’altro è connesso a massa attraverso la carcassa metallica del potenziometro stesso oppure attraverso un altro punto di terra del circuito.

Per quale motivo il segnale non finisce interamente disperso verso terra?
Il condensatore è un filtro che fa passare soltanto le frequenze più alte, in relazione ad una soglia determinata dal valore della sua capacità (minore la capacità e più bassa diventa la soglia, detta anche “frequenza di taglio”).
Le frequenze che si trovano sotto la soglia restano inalterate e tornano indietro dallo stesso piedino di ingresso dal quale sono entrate, in contraddizione con la legge dell’elettronica che vuole il segnale attratto sempre dal percorso caratterizzato dal valore di resistenza più basso.
In questo caso, infatti, tale percorso preferenziale sarebbe proprio quello verso la terra del circuito.
In realtà nessun segnale elettrico elude tale legge, ma poiché il condensatore fa da filtro, solo le frequenze sopra la soglia possono attraversare il componente, mentre le altre tornano fisicamente indietro.

Posizionando un potenziometro di seguito al condensatore e variandone il valore resistivo costruiamo una sorta di diga per le sole frequenze che passano. Maggiore sarà il valore di resistenza del potenziometro e minore la possibilità per le frequenze di “scavalcare” la diga. Con il potenziometro tutto aperto (valore di resistenza massimo) l’intero range di frequenze tornerà indietro dal piedino di ingresso del condensatore.
VALORI DEI CONDENSATORI
Il valore della capacità elettrica è espresso in Farad. Dato che il Farad è un’entità molto grande si utilizzano prevalentemente i suoi sottomultipli, in particolare:
PicoFarad (1pF)
NanoFarad (1nF = 1.000pF)
MicroFarad (1uF = 1.000.000pF)
Un microFarad (1uF) corrisponde a 0.000010 Farad.
Il valore della capacità del condensatore è decisamente quello più significativo per l’utilizzo nella chitarra in quanto determina la soglia di taglio in frequenza. Un valore più alto di capacità farà tagliare più in basso il condensatore nello spettro e viceversa.
Il secondo valore indicato è quello della tensione massima di funzionamento. Tale valore nel caso di un amplificatore a valvole può raggiungere ed oltrepassare i 400V, ma nel caso della chitarra un condensatore che regga 5V è più sufficiente per qualsiasi configurazione di pickup o di circuito passivo. Va da sé che data tale premessa l’utilizzo di componenti dal valore di tensione massima molto superiore non costituisca certamente un problema, ma nemmeno possa condizionarne in alcun modo la prestazione.
Il terzo valore che ci interessa è quello della tolleranza. I componenti elettronici hanno sempre un range di tolleranza attorno al valore nominale indicato. Tale tolleranza è solitamente valutata in percentuale (5%, 10%) ed è minore sui componenti di qualità o su partite di componenti selezionati.

L’utilizzo di componenti di precisione può garantire una maggiore uniformità di prestazione tra un circuito e l’altro (e quindi anche tra uno strumento elettrico e l’altro), ma i costruttori di hanno preso in considerazione l’argomento assai di rado, impiegando di norma componenti economici a tolleranza elevata.
MARCHE E TIPOLOGIE DI CONDENSATORI
Facendo una semplice ricerca su Google vedremo un sacco di interesse nei confronti di termini come Orange Drop, Bumblebee ed altri soprannomi legati ai colori che identificano l’indicazione del valore di capacità dei condensatori. Leggeremo anche di molti materiali diversi: ceramica, mylar, poliestere, tantalio, carta e olio, ecc. che identificano il tipo di isolante (dielettrico) utilizzato nel condensatore stesso.
Per fare un po’ d’ordine diciamo che i condensatori possono essere classificati in quattro principali categorie.
1) Carta e olio (Black Beauty, Bumblebee, Vitamin Q)

considerati componenti di qualità hanno costi maggiori, vita più breve (nel tempo aumentano considerevolmente il loro valore capacitivo nominale) ed invecchiando sono più inclini a mostrare dispersioni di corrente.
2) Polipropilene (polipropilene, poliestere, mylar, foglio metallico)
ne fanno parte gli Orange Drop, prodotti dalla Sprague, ma anche i Blue drop (molto usati negli ampli Fender) o i Chocolate Drop della Cornell Dubilier.

3) Ceramici (le cosiddette “lenticchie”)
molto comuni per la loro economicità e poco amati dai “fanatici dei condensatori”, ma al contrario largamente usati in alta frequenza, campo nel quale precisione e stabilità dei componenti sono fattori assai critici.

4) Elettrolitici (alluminio, tantalio, ecc.)
simili ai carta e olio, appartenengono ad una categoria diversa, dal momento che sono sensibili alla polarità e differiscono nei materiali impiegati nella costruzione. Quelli al tantalio sono ritenuti di qualità superiore. Sono inclini ad aumentare di valore con il tempo e sopratutto dopo lunghi periodi di inutilizzo, nonché mostrano dispersioni di corrente quando invecchiano.
Per questo insieme di caratteristiche il loro impiego nelle chitarre non è considerato conveniente.

PROPRIETA’ SONORE DEI CONDENSATORI
Su alcune tipologie di condensatori, ad esempio quelli legati all’utilizzo da parte di aziende in particolari periodi della loro produzione, si è creato un vero e proprio mito, dal momento che li si ritiene parte integrante del suono dei dispositivi che li impiegano. Molti chitarristi ed audiofili sono fermamente convinti dello specifico carattere sonoro proprio di alcuni marchi e tipologie di condensatori. Spesso si parla di sonorità diverse tra componenti vintage e relativi nuovi (di valore analogo). Ciò è però facilmente imputabile al decadimento operato dal tempo: il valore capacitivo tende infatti a crescere, così come la dispersione di corrente tipica dei componenti più vecchi o degradati è maggiore di quella degli stessi componenti nuovi.
Questi fenomeni sono indubbiamente reali e possono causare cambiamenti (quasi sempre peggiorativi) del comportamento, ad esempio, di un vecchio amplificatore in disuso da tempo.
Alcuni attribuiscono alle diverse tipologie o a particolari marche di condensatori caratteri timbrici specifici, indipendentemente dall’epoca della loro costruzione.
Al di là dal fatto che tutto ciò abbia fondamento nella realtà fisica o che sia frutto di condizionamenti psicoacustici, il punto è capire se tali ipotesi e condizioni possano valere anche per il controllo di tono della chitarra.
Come spesso succede questioni estremamente semplici, risolvibili sperimentalmente con una semplice, ripetibile ed inequivocabile analisi spettrometrica, se non come in questo caso con la banale analisi del percorso seguito dal segnale nel circuito, diventano motivo di contese interminabili nelle quali sembra che la ragione non abbia alcun modo di prevalere sulle aspettative di ciascuno.
Come abbiamo visto poc’anzi l’analisi del circuito ci mostra un segnale elaborato dal condensatore che viene disperso verso terra e che non può dunque essere ascoltato. Al contrario, il segnale che arriva all’amplificatore è proprio quello che dal condensatore rimbalza indietro senza averlo attraversato. Qualsiasi possa essere dunque l’impronta caratteristica data dalla particolare costruzione o del dielettrico presente nel componente essa è semplicemente impossibile da rilevare all’ascolto perché nel segnale in uscita non è presente affatto.
Nonostante ciò si vedono in giro per la rete test che intendono confermare che condensatori diversi sul tono danno risultati sonori diversi. Bene, perché test del genere possano essere considerati affidabili occorre che siano corredati di misure elettriche effettuate con rigore ed a parità assoluta di condizioni.
La misura da effettuare per prima è quella con il capacimetro, in modo da attestare che tutti i componenti presi in esame abbiano lo stesso identico valore di capacità effettiva, indipendentemente da quanto indicato sull’involucro.
A causa delle ampie tolleranze di valori che caratterizzano i singoli componenti la mancanza di tale premessa invalida qualsiasi test sul condensatore del tono, poiché a valori diversi dei componenti corrispondono frequenze di taglio diverse e quindi diversa elaborazione del segnale audio da parte del circuito.
Ad ogni modo una semplice analisi di spettro effettuata in modo corretto è sufficiente per rendere chiaro a chiunque ed in modo incontrovertibile, che a parità di valore resistivo del potenziometro e di valore capacitivo del condensatore impiegato il segnale in uscita dalla chitarra viene elaborato in maniera assolutamente costante. Questo dovrebbe bastare a rassicurare chiunque, mettendo la parola fine a quasiasi ulteriore speculazione.
La questione davvero fuori discussione è che indipendentemente da ogni altro parametro, differenti valori di capacità del condensatore portano a differenti timbriche ottenibili dal controllo di tono. Con tali variazioni è bene sperimentare per certo, specie alla luce del costo minimo dei componenti (a parte qualche sconsiderata speculazione commerciale ai limiti dell’assurdo), per trovare l’equilibrio che più si adatta a noi ed al nostro strumento.
Per essere certi di replicare il comportamento che individuiamo come ottimale sarà buona norma annotare il valore reale dei componenti impiegati e misurare sempre quello dei componenti che impiegheremo in futuro, avendo cura di sceglierli con l’unico eventuale criterio delle tolleranze contenute.