La nostra storia potrebbe cominciare con l’incipit “In principio fu il P90”.
Siamo negli anni ’50 e le chitarre elettriche a corpo solido sono state da poco introdotte sul mercato americano, con grande successo specie da parte dei prodotti Fender.
Gibson si trova a rincorrere il neonato, ma agguerrito concorrente e così risponde mettendo in produzione la soluzione ideata dal chitarrista ed inventore Les Paul. Questa chitarra, così come i progetti di Leo Fender, possiede un corpo solido e genera il suo suono utilizzando due trasduttori elettromagnetici a singola bobina di derivazione lap steel, chiamati P90.
Con la sua bobina di circa 10000 spire di filo AWG42, il P90 genera un segnale ricco, pieno e potente ed è più efficiente delle piccole bobine Fender. Con pari efficienza, assieme alla vibrazione delle corde, converte però inevitabilmente in segnale audio anche il fastidioso rumore ciclico della rete elettrica che si propaga in aria come radiofrequenza. Con l’avvento di amplificatori di maggiore potenza il disturbo si fa sempre più evidente e si cerca un rimedio.
Nel 1955 la Gibson assegna il compito ad uno dei suoi più brillanti ingegneri, che risponde al nome di Seth Lover.
Seth Lover ha un’intuizione geniale. Ripartisce la bobina principale del P90 in due bobine della stessa altezza, ma più piccole affiancate, ciascuna delle quali contiene la metà del filo e una fila di poli. Utilizza una sola delle due barre magnetiche in alnico a contatto con la fila centrale dei poli del P90 e la sistema in modo che tocchi contemporanamente le serie di poli delle due nuove bobine. Così facendo, esse si trovano ad avere polarità magnetica (e fase elettrica) opposta. I loro terminali vengono collegati in serie, ma in modo che il segnale percorra il primo avvolgimento in senso contrario rispetto al secondo.
In questo modo la fase della seconda bobina viene di nuovo invertita e il segnale in uscita torna ad essere in fase con il primo. Le interferenze vengono captate in aria non subendo la prima inversione (la polarità magnetica non influenza la fase dei i segnali radio), ma vengono a trovarsi in fase opposta in uscita, invertite dal collegamento delle bobine. Il risultato è dunque che il segnale arriva indenne come somma delle due captazioni +1 +1, mentre le interferenze si annullano di valore come somma di +1 e -1.
Seth Lover presenta il progetto del nuovo pickup (genericamente nominato “humbucking electric guitar pickup”) all’ufficio brevetti USA il 22 giugno del 1955.
La Gibson lo commercializza nel 1956 nonostante il brevetto non sia ancora attivo e per questo sotto ogni esemplare pone uno sticker adesivo che porta la scritta “Patented Applied For” vale a dire “in attesa di brevetto”, cosa che ha fatto passare il pickup alla storia con l’acronimo PAF.
LA MAGIA DELL’IMPRECISIONE
La produzione dei PAF inizia seguendo regole abbastanza lasche. Agli operai che pilotano le macchine avvolgitrici non sono fornite indicazioni particolri, se non la raccomandazione di avvolgere circa 5000 spire per bobina, ma le le bobinatrici disponibili, sia pure automatiche, sono datate e poco precise nel contare le spire, per cui spesso gli operai controllano a vista il riempimento dei rocchetti.
Magneti di diversa gradazione e tipologia (A2, A3, A4, A5) sono utilizzati in sequenza a seconda della reperibilità e dei costi.
Le bobine, inizialmente tutte nere, sono affiancate in alcuni periodi da quantità variabili di pezzi color crema. Per questo sotto le cover in metallo si possono trovare pickup neri, “zebra”, o più raramente “double cream”. I rocchetti che ospitano le viti regolabili e quelli con i poli fissi sono inviati all’assemblaggio stoccati in grandi contenitori ed abbinati casualmente, con tolleranze tra i singoli avvolgimenti comprese tra valori di 3,4 fino ad oltre 4 kOhm.
Questo fatto dà luogo a pickup finiti che mostrano valori di resistenza in cc compresi tra poco meno di 7 fino ad oltre 8 kOhm. Anche l’asimmetria tra le bobine è casuale, così come è casuale il fatto che siano una più avvolta dell’altra, entrambe poco avvolte, o viceversa.
Avvolgimenti non indentici tra loro non sono in grado di fornire una totale cancellazione del rumore, ma in compenso conservano una risposta più estesa nella gamma alta. Questo porta alcuni singoli PAF ad avere una risposta particolarmente “ariosa” e dinamica, fortemente espressiva, che è alla base dell’aura di magia che negli anni li ha progressivamente circondati.
Questa variabilità di materiali e parametri costruttivi caratterizza l’intera produzione compresa tra il 1956 e il 1962. A seguito del rinnovo del parco macchine, nuove bobinatrici rendono la produzione successiva più regolare. I valori degli avvolgimenti mostrano tolleranze minori e si utilizzano barre magnetiche in Alnico V (sporadicamente anche in A2) di lunghezza lievemente inferiore, già occasionalmente montate fin dal 1959.
I “PATENT NO”
Cambia anche lo sticker, sostituito dall’indicazione del numero di brevetto (Patent no 2.737.842), che curiosamente non corrisponde al progetto depositato del pickup da Seth Lover (Patent no 2.896.491), bensì a quello dell’attaccacorde brevettato da Les Paul. Non è chiaro se ciò accade per errore o per una rivalsa di quest’ultimo nei contronti del formidabile ingegnere, che non fu mai gratificato come meritava ed in anni successivi fu perfino messo alla porta ( assunto successivamente dalla Fender).
Tra il 1962 ed il 1965 Gibson gli humbucker sono prodotti in modo simile a quello dei loro predecessori, con una serie di piccole differenze: dal colore dell’isolante del filo usato per gli avvolgimenti, ai cavi, al materiale e ai particolari costruttivi delle bobine, la cui tolleranza di valori è meno marcata che in precedenza.
I “T-TOP”
I pickup prodotti dopo il 1965 hanno avvolgimenti pressoché simmetrici attestandosi su valori di 7.8 kOhm e prendono il nome di “T-top” a causa del riferimento stampigliato superiormente sui rocchetti delle loro bobine.
Lo sticker è rimpiazzato da un numero inciso (sempre lo stesso) direttamente nel metallo della piastra di base e la produzione si standardizza ulteriormente dopo il 1967, esaurite le scorte dei vecchi materiali a magazzino, perdendo però a detta dei cultori molte delle caratteristiche peculiari che rendono desiderabili i loro predecessori.