IR, che passione!

IR è un acronimo che sta per Impulse Response, ovvero “risposta all’impulso”. Nel campo che ci riguarda, cioè quello della chitarra, si tratta della rilevazione della risposta timbrica di un circuito o di un apparato “fotografata” in tutto lo spettro utile.


ANATOMIA DI UN IR

Una tale fotografia si realizza inviando all’apparato in questione un segnale (un impulso, appunto), che contiene tutte le frequenze oppure il cosiddetto “sweep”, un segnale la cui frequenza cambia rapidamente in modo graduale da 20Hz a 20kHz.
Il segnale prodotto in risposta dall’apparato si preleva tramite microfonazione (se si tratta di una cassa, di un altoparlante o di un circuito ad essa collegato), oppure lo si registra direttamente.

aspetto tipico di una risposta all’impulso


Se analizziamo un IR ci troveremo un file audio di durata molto breve, che suona come una specie di “schiocco”.
Se lo carichiamo in un lettore di IR, però, si trasformerà nella risposta in frequenza del dispositivo registrato.

CONVOLUZIONE

La trasformazione avviene attraverso i cosiddetti algoritmi di convoluzione, un insieme complicato di funzioni matematiche che cercano di ricostruire la complessità e l’articolazione del suono così come esso evolve in ambiente nel tempo. Il segnale ottenuto attraverso questi calcoli è salvato appunto sotto forma di file audio standard o nel formato specifico richiesto da qualche modeler per essere utilizzato all’interno del software di programmazione della macchina.

La convoluzione è un processo che però funziona soltanto con i segnali di tipo lineare, costanti nel tempo. Ciò significa che è in grado di riprodurre suoni che nel tempo variano soltanto in ampiezza e non nel contenuto di frequenze o di armoniche.

Un esempio pratico: la convoluzione della risposta all’impulso di un overdrive non rappresenta altro che il profilo di equalizzazione che il pedale applica al segnale che lo attraversa in quella situazione, in quanto variando i livelli di guadagno o i controlli di tono l’overdrive produrrà via via suoni diversi. Per rappresentare anche quelli occorrerebbe produrre una nutrita serie di risposte all’impulso corrispondenti a livelli via via crescenti di volume, che andrebbero poi interpolate tra loro. Il processo sarebbe anche possibile, ma non risulta conveniente, specie di fronte alla possibilità di realizzare direttamente un modello matematico dello stesso pedale, che da solo lo rappresenta dinamicamente e con grande realismo in ogni condizione d’uso.

Viceversa, la curva tipica di risposta di una cassa acustica è un dato che non varia, al netto del comportamento dei coni che muta invece con il livello del segnale in ingresso, per cui la convoluzione risulta molto efficace nel ricreare il corretto impatto timbrico che la cassa e la risposta “media” dello speaker hanno sul suono di un amplificatore.

In sostanza possiamo definire l’IR come la rappresentazione della “curva di equalizzazione” applicata sul segnale da un certo dispositivo o da un certo ambiente, ripreso con specifici microfoni.

UN FILTRO COMPLESSO

L’IR si comporta quindi come una sorta di filtro complesso che interessa tutto lo spettro e come tale agisce una volta inserito nella catena di elaborazione di un modeler digitale o utilizzato per la creazione digitale di un riverbero.
La qualità e l’efficacia di un IR dipendono dalla perizia di chi lo crea, posizionando saggiamente dispositivo e microfoni in ambiente. Di norma si rilevano più risposte all’impulso ottenute in una serie di situazioni diverse che vanno dall’uso dei più diffusi microfoni professionali al loro posizionamento variato in ambiente.

Anche il file è di solito creato con diverse caratteristiche: mono o stereo, da 16 o 24 bit e con sampling rate di 44/48/96kHz, per meglio adattarlo allo spazio di memoria disponibile nel modeler che utilizzeremo.
Risulta interessante la creazione di IR che rappresentano interi strumenti, come bassi o chitarre elettriche o acustiche.
Grazie a tali IR inseriti e miscelati opportunamente nella catena di elaborazione del segnale, è possibile ottenere suoni interessanti da strumenti diversi oppure provare a migliorare la qualità di strumenti acustici di rango inferiore.