Luca Villani

Qualche informazione su di me, su quel che ho fatto, su quel che faccio attualmente e sul perché ho pensato di aprire questo blog.

Ho cominciato a studiare la chitarra a 11 anni, partendo come tanti ragazzini dalla musica classica. Mi piaceva e mi impegnavo per quanto possibile, ma ad un certo punto il mio interesse ha cominiciato a cambiare: nuovi amici, nuovi ascolti e la folgorazione davanti ad un concerto visto per caso in televisione, nel quale un grande chitarrista suonava melodie strepitose con una band, mi portarono verso la chitarra elettrica.

Da lì la continuazione degli studi come autodidatta, i primi gruppetti giovanili: la musica americana, Simon & Garfunkel, Santana, ma anche Edoardo Bennato e Pino Daniele. Tutto cominciò a svilupparsi attorno alla chitarra e capìi che questo strumento non avrebbe potuto avere altro che un ruolo sempre più determinante nella mia vita. Era la fine degli anni ’70, la black music imperava in discoteca e il funk si sentiva ovunque: le ritmiche dei chitarristi degli Chic o degli Earth Wind & Fire erano strepitose. Ma c’erano anche i Pink Floyd, arrivarono i Toto, i Dire Straits e tanta altra musica nella quale la chitarra aveva un ruolo straordinario.

Seguirono la new wave ed il pop elettronico e furono anni meno divertenti, ma su altri versanti si potevano sviluppare ascolti assolutamente creativi. Fu allora che scoprìi il blues di Eric Clapton e finalmente reincontrai la musica di chi per primo mi aveva fatto innamorare della chitarra elettrica, cioè B.B.King.


La chitarra cresceva di importanza nella mia vita, al punto di vanificare i tentativi di concentrazione su fronti diversi, a cominciare da quello universitario (prima gli studi a Scienze geologiche e poi il DAMS musica a Bologna). Mi affascinava anche il lato tecnico della strumentazione e ben presto mi riempii di pedali di ogni genere, che passavo le giornate a regolare.

In quegli anni studiai la teoria musicale frequentando diversi corsi di armonia e musica d’insieme con Tomaso Lama, nonché una nutrita serie di workshop e clinic con musicisti importanti (Scott Henderson, Pat Metheny, Joe Di Iorio, Mike Stern, Mick Goodrick, Robben Ford, Umberto Fiorentino ed altri) fino all’incontro assai proficuo con Randy Bernsen, chitarrista eccellente e grande amico di Jaco Pastorius, che mi aprì le porte alla concezione melodica dell’improvvisazione. Anche grazie agli studi fatti, mi stavo avvicinando a più generi musicali che mi affascinavano e che ho suonato per gran parte del tempo in varie formazioni pop, latin jazz e jazz fusion (Taxiblue, Proxima Centauri, Vibrafonia, Luca Villani Quartet), ma anche alle strategie di arrangiamento della musica leggera e al lavoro di turnista (Laura Pausini, Donatella Milani, Raffaella Cavalli, Francesca Gollini, Gianni Drudi, Dino Moroni, Nocturna, Sergio Casabianca, Chiara Raggi) negli studi di registrazione.
In questo ambiente cominciai ben presto ad inserirmi (Yellow Studio -Rimini, Heaven Studio -Rimini, Maison Blanche -Modena, Les Folie ART -Monza, Ceroni Studio -Cesena, Top Studio -Savio sul Rubicone, Mubi Studio -Rimini, Byte Studio -Riccione, Iceberg Sound -Rimini) ed avrei continuato a farlo con grande soddisfazione se non fosse che la crisi della discografia e l’avvento dell’home recording portarono ad una drastica riduzione del lavoro per gran parte di essi.

Arrangiare voleva dire anche creare le parti dei vari strumenti e non avendo mai conseguito alcun titolo di studio accademico a riguardo, mi venne naturale pensare al computer come risorsa primaria per facilitare il compito. Fin dalla fine degli anni ’80, quindi, mi avvicinai all’informatica musicale, che divenne per me un interesse specifico, al punto che nei primi anni ’90 me ne occupai anche a livello divulgativo, iniziando una collaborazione con ATARI Italia, il distributore del computer che andava allora per la maggiore in campo musicale e dirigendo per anni la sezione musicale della manifestazione di computer art Bit.Movie (’89-’93) a Riccione, organizzando poi Soundbit ’94 a Rimini e tenendo vari corsi di composizione su computer (tra i quali un workshop per il CET di Mogol).


All’informatica musicale seguirono anni di lavoro come product manager con Viscount/Oberheim, azienda di produzione di strumenti musicali, cominciati con la confezione di preset (EFX1/EFX2/EFX10) e culminati con l’ideazione di due multieffetti professionali per chitarra (GM1000/GM400), partecipando anche in qualità di dimostratore a molti eventi internazionali in Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti d’America.

Oberheim GM1000 è un multieffetto digitale da me ideato e sviluppato negli anni ’90 assieme ad un team di ottimi ingegneri e programmatori italiani.

Al contempo iniziai a partecipare alla redazione di alcune delle più importanti riviste di settore italiane: Strumenti Musicali e Chitarre, scrivendo per oltre un decennio articoli e recensioni su strumenti ed effettistica e seguendo l’evoluzione della sempre più promettente tecnologia della modellazione fisica.

Nel frattempo l’avvicinamento progressivo alla musica jazz, con l’ideazione e la direzione artistica di varie edizioni di un festival dedicato alle proposte originali del panorama internazionale (SantarcangeloinJazz 2002-2006) ed infine la svolta imprenditoriale del 2004, con la fondazione di I-SPIRA pickup, attività di produzione artigianale di pickup per chitarra e basso che continua ancora oggi.

In questi anni ho anche collaborato assiduamente, in qualità di esperto e consulente, con i principali portali nazionali della rete in campo chitarristico, come Accordo e Musicoff.

PERCHE’ UN BLOG?

Ho assistito in questi anni alla graduale trasformazione dei grandi portali in magazine online, alla morte delle migliori iniziative della carta stampata, ma sopratutto alla progressiva dissoluzione di quello che per lungo tempo è stato il principe dei format dell’informazione non sponsorizzata in rete, cioé il forum. Questo processo ha avuto luogo per un insieme di ragioni legate allo sviluppo dei social media, non ultima quella rappresentata dall’esplosione del fenomeno dei cosiddetti “influencer” su Youtube.
Siamo bombardati quotidianamente da migliaia di video che recensiscono strumenti, formulano giudizi, descrivono e dimostrano prodotti di ogni tipo e parlano di qualsiasi argomento, organizzati in canali che fanno tendenza e vengono compulsivamente segnalati a riferimento ad ogni richiesta di informazione, rimbalzando in ogni dove. Quanti dei loro autori posseggano effettivamente la professionalità necessaria e siano sufficientemente liberi dal condizionamento di produttori, distributori o siti di e-commerce è cosa tutta da valutare, ma che nessuno a monte garantisce.

Da “cane sciolto” quale oggi sono a tutti gli effetti, ho deciso allora di raccogliere in un blog alcuni miei scritti ai quali tengo particolarmente, alcuni lavori ai quali mi sono dedicato con particolare impegno, così come ciò che potrò scrivere in futuro sul suono dello strumento che più amo. Ho sentito la necessità di un luogo dove poter organizzare con calma tali contenuti e poterli leggere in tutta tranquillità, con l’attenzione che certi argomenti meritano, privi di condizionamenti di sorta e sopratutto liberi dalla compulsiva smania da “click” che anima buona parte delle nostre giornate.
Una sorta di invito allo “slow-thinking”, con il quale noto che purtroppo troppi di noi adulti stiamo perdendo familiarità ed al quale le nuove generazioni non paiono proprio abituate, con conseguenze tutt’altro che positive per la loro formazione.
L’approfondimento sta alla base della crescita personale e culturale così, come un Don Chisciotte contro i mulini a vento, io mi schiero volentieri contro ciò che considero “cattive abitudini da social media”, che decretano il primato della superficialità sulla riflessione. Fallirò miseramente, è probabile: ma nel mio piccolo potrò dire almeno di averci provato!

Grazie quindi a chiunque si soffermerà anche solo per qualche minuto a leggere le cose che scrivo, che le condivida, le voglia commentare o meno.

Grazie comunque,
Luca Villani