Modulazioni e Linee di ritardo

Dei cosiddetti effetti di modulazione, fanno parte il Phaser assieme a Chorus, Doubler, Flanger, Rotary, Tremolo, Vibrato, Octaver, ecc.

Per tutti i pedali della categoria, il funzionamento è basato sulla creazione di una o più copie del segnale in ingresso, una delle quali una resta inaterata, mentre l’altra (o le altre) viene modificata (modulata) in vario modo, per essere poi nuovamente miscelata alla prima.

Nel caso del PHASER la copia del segnale viene filtrata attraverso (almeno) due stadi che ne rovesciano la fase e la modulano in frequenza attraverso un oscillatore. Fatto ciò il circuito miscela la copia del segnale rovesciato di fase con quello originale.
Attraverso il controllo della velocità di un oscillatore (SPEED) e dell’entità della miscelazione (RATIO) si provoca un cambiamento della frequenza periodica con la quale i picchi delle fasi si sovrappongono, il che crea il caratteristico effetto ricursivo più o meno evidente.

Il CHORUS utilizza una o più copie del segnale in ingresso, che vengono lievemente ritardate (1-3msec.) rispetto all’originale, modulate da un oscillatore del quale possiamo controllare la velocità (Rate Speed) che ne varia lievemente la frequenza (Depth). Ogni linea affiancata all’originale viene detta “voce”. Più voci appena sfasate in frequenza, spostate di piccole entità temporali e modulate, danno luogo ad una sorta di “effetto coro”.

Il FLANGER fa la medesima cosa, ma utilizza tempi di ritardo maggiori (>10msec). Questo fa sì che le fasi dei segnali risultino parecchio sfalsate, dando luogo a somme e cancellazioni di frequenze una volta rimiscelate. Tali somme e cancellazioni ricorrenti hanno l’effetto di creare una sorta di equalizzazione ricorsiva,detta “filtro a pettine” le cui campanature (Q) sono sufficientemente strette da falo lavorare in modo risonante e creare effetti di colorazione particolare ed estrema (Resonance).
Deve il nome al metodo di generazione originario dal quale trae origine (“flanging”), cioè la pressione variabile esercitata da un dito posto a contatto della flangia della bobina di un registratore a nastro.

Anche l’OCTAVER preleva il segnale e lo sdoppia, ma la parte che elabora viene raddoppiata o dimezzata in frequenza rispetto alla parte non elaborata. L’ottava alta viene creata tagliando la porzione negativa di un’onda ed affiancando tra loro le sole semionde positive (che quindi raddoppiano di frequenza), mentre per l’ottava bassa si ricorre alla trasformazione in un’onda quadra, per poi dividerne la frequenza per due attraverso un particolare circuito detto “flip-flop” (alcuni pedali riescono a dividere la frequenza anche per quattro, portando il segnale due ottave più in basso). Entrambe le operazioni introducono pesanti artefatti nella nuova forma d’onda creata, che non rispetta le caratteristiche del segnale in ingresso, ma assume semmai una caratteristica timbrica “robotica”, dal sapore elettronico. interessante miscelata alla forma d’onda non elaborata.
Un grande passo in avanti in questo senso è stato fatto indubbiamente dalla tecnologia digitale, che ha permesso di disporre di octaver che campionano la forma d’onda originaria e ne alterano matematicamente la frequenza.

Il PITCH SHIFTER (letteralmente “spostatore di intonazione”) sposta l’intonazione originaria del segnale (di norma di un intervallo prefissato tra 1 e 2 ottave). Così facendo ne a<<<ltera parallelamente anche la durata, aumentandola se si sposta l’intonazione verso il basso e diminuendola se si sposta l’intonazione verso l’alto. Il principio è analogo a quello della modifica della velocità di riproduzione di un nastro registrato. Proprio le registrazioni su nastro effettuate o riprodotte a velocità differenti da quella standard sono state per lungo tempo l’unica via per produrre tale modifica del segnale audio: utilizzata spesso a fine anni ’60 sia per produrre effetti particolari, sia per registrare i cantanti in tonalità meno faticose per le voci (ad es. si sa che i Beatles registrarono le parti strumentali di svariati brani a velocità maggiore per poi registrare le voci sulle stesse parti riprodotte a velocità standard).
La tecnologia digitale ha permesso di ricreare il processo con grande precisione. Se si lavora però su tutte le componenti del segnale si ha come “danno collaterale” lo snaturamento del suono originario, che per spostamenti cospicui diventa cavernoso o stridulo (come nel camuffamento di una voce al telefono) a seconda della regolazione.
Per supplire ai casi in cui tale trasformazione non sia desiderabile, è stato messo a punto in anni recenti (ad opera dell’americana Digitech) un sistema di elaborazione selettivo, che si basa sulla modifica dell’intonazione delle sole cosiddette “formanti”, cioè delle componenti fondamentali del suono, ricreando in funzione di esse le armoniche secondarie, conferendo al suono “spostato” un carattere molto più naturale. La tecnologia digitale ha permesso poi di ottenere lo spostamento dell’intonazione senza alterazione della durata, così come anche il contrario, cioè la variazione della durata senza modifica dell’intonazione.