Le problematiche legate ai potenziometri la fanno spesso da padrone in tante conversazioni tra chitarristi, soprattutto tra gli utilizzatori di chitarre con pickups singlecoil.
La questione appassiona facilmente tutti noi, tesi a spremere dal nostro strumento fino all’ultima goccia di suono, senza che venga troppo alterato o impoverito dal circuito passivo.
IL DETERIORAMENTO DEL SEGNALE
Parlando di potenziometri, è proprio di impoverimento del segnale che si ragiona spesso e volentieri: non certo a sproposito, direi, se è vero che la loro presenza all’interno di un circuito passivo come quello della chitarra elettrica ha un’influenza tutt’altro che indifferente sul contenuto in frequenze del segnale che li attraversa.
Un’indagine con gli strumenti di misura di laboratorio rivela facilmente come il potenziometro del volume, ma soprattutto il sistema potenziometro + condensatore del tono, siano tutt’altro che “trasparenti”. Essi, al contrario, creano effetti resistivi e capacitivi tangibili, anche quando si trovano nella posizione di “tutto aperto”, responsabili di alterazioni nei confronti del segnale proveniente dai pickups, prima che esso possa arrivare all’amplificazione.
E’ SEMPRE UN PROBLEMA?
Potrà apparire singolare, ma dal momento che tali alterazioni ci sono sempre sempre state, fin dalla comparsa della prima chitarra elettrica equipaggiata con un tono ed un volume, questa “azione di disturbo” è strettamente connessa al suono che siamo soliti percepire dalle solidbody così come le conosciamo.
Dovremo tener conto del fatto, quindi, che la rimozione di tali ostacoli alla libera circolazione del segnale non è detto che porti sistematicamente a risultati piacevoli o giudicabili univocamente come migliori dal punto di vista timbrico. Per lo meno non sarà sempre vissuta in questo modo dai conoscitori profondi e dagli utilizzatori abituali delle chitarre che hanno fatto la storia.
Diciamo, più correttamente, che i risultati saranno lievemente “diversi”.
Ovviamente i chitarristi che utilizzano strumenti “moderni”, o di liuteria, o che comunque non fanno riferimento diretto a modelli storici e che possono sviluppare senza remore una loro personalità timbrica autonoma, non si porranno il problema.
FUNZIONE ED EFFETTI COLLATERALI DEL TONO
Sostanzialmente, la funzione del potenziometro del tono è quella di fare da filtro per le frequenze alte, dirottandone verso massa una porzione la cui soglia è definita dal valore capacitivo del condensatore e la cui entità è data dal valore resistivo del potenziometro stesso.
Quando il potenziometro è in posizione di “tuttoaperto”, la logica ci porterebbe a pensare che l’entità di segnale perso sia nulla, ma non è così a causa del fatto che i materiali metallici e conduttivi restano comunque in gioco, sono comunque parte del circuito che, essendo passivo, è fortemente sensibile a qualunque valore aggiunto di capacità o di resistenza, che lo fa lavorare in perdita.
Dunque la sola presenza del potenziometro e del condensatore sono causa di una perdita di segnale che si concretizza in una attenuazione delle frequenze medio-alte ed in un appiattimento di vari decibel del picco di risonanza del pickup, che causa una caratterizzazione meno pronunciata del timbro ottenibile.
Possiamo impedire che ciò accada in un modo abbastanza semplice: escludendo completamente il potenziometro dal circuito! Per far questo, potremmo inserire uno switch che funga da true-bypass, permettendo al segnale di scavalcare del tutto il componente. I circuiti delle nostre chitarre, però, sono spesso già pieni di controlli e switch di vario genere, per cui aggiungerne un’altro non è per molti di noi la soluzione più auspicabile.
LA SOLUZIONE NO LOAD
L’alternativa sta nell’utilizzo di potenziometri di tipo “no-load”. Questi potenziometri sono costruiti in modo da escludere completamente dal circuito il loro carico resistivo quando vengono portati a fine corsa verso il “tutto aperto” (il termine “no-load”, significa “assenza di carico”). In tal modo essi permettono al segnale di passare oltre senza subire modifiche di sorta.
Il problema è che tali potenziometri non sono di facilissimo reperimento ed hanno un costo notevole, ben superiore a quelli normali.
Con un’operazione relativamente semplice che potremo eseguire da soli senza troppi problemi, anche un qualunque normale potenziometro del tono può essere trasformato in un “no-load” ed ora vedremo come fare.
GUIDA ALLA REALIZZAZIONE
Occorre innanzitutto smontare con cautela la calotta metallica che chiude il potenziometro (quella sulla quale di solito andiamo a saldare i cavi di terra), raddrizzando le alette che la rendono solidale con il resto della struttura. (foto1)
Fatto questo, ci si presenterà alla vista la meccanica del potenziometro, costituita da una superficie di vetronite (il materiale che costituisce il supporto per i circuiti stampati) sulla quale è depositata una pista circolare di materiale conduttivo (grafite) sulla quale scorre un contatto strisciante in rame a rastrelliera, solidale con l’alberino del potenziometro. (foto2)
Si tratta di eliminare una sottile sezione di questa pista circolare, interrompendola.
Avendo cura di prendere nota di quale sia effettivamente la posizione di fine corsa giusta del contatto, cioè quella dalla parte del “tutto aperto”, basterà grattare via con un coltellino da balsa, una lametta o un trapanino da bricolage (io utilizzo quest’ultima soluzione, in abbinamento ad una micro-fresa) una piccolissima striscietta di materiale conduttivo posta appena prima della sua posizione “di riposo”, che di solito si trova nell’area comune al pin per la saldatura del cavo del segnale in ingresso.
Lasciando scoperta la superficie sottostante in vetronite, una finezza ulteriore potrà essere quella, specie se si utilizza la micro-fresa, di creare una sorta di fossetto, come si vede in foto 3, che farà sì che il contatto strisciante, passandoci sopra, impunti lievemente nella sua corsa, avvisandoci di aver raggiunto la fatidica zona “no load”.(foto3)
EPILOGO…
Se avremo agito correttamente, portando a fine corsa il potenziometro, il valore resistivo e capacitivo residuo sarà davvero equivalente a zero, eliminando la perdita di acuti e di caratterizzazione del pickup.
Viceversa, se non avremo agito correttamente, tutto resterà come prima oppure (più probabilmente) saremo costretti a considerare quel potenziometro come una cavia da laboratorio sacrificata in nome del progresso chitarristico…
Prima di provare per la prima volta, insomma, è decisamente furbo tener pronto un potenziometro sostitutivo di emergenza, per evitare di restare del tutto privi di controllo di tono o di volume!