Quando decidiamo di cambiare pickup la prima cosa che pensiamo è come far spostare il suono dello strumento nella direzione desiderata.
Purtroppo i pickup, nella loro apparente semplicità, sono dispositivi relativamente “tecnici” e non è affatto semplice mettere in relazione il comportamento che essi avranno con i dati che i costruttori rendono pubblici.
In questa guida trovate una panoramica sui numeri che caratterizzano il progetto di un pickup.
RESISTENZA IN CC
Il dato più comunemente fornito sui siti dei produttori di pickup è quello della resistenza in corrente continua, espressa in ohm. La resistenza in corrente continua è molto facile da misurare: basta un modesto tester digitale da pochi euro collegato ai terminali della bobina. Per questo motivo è comune vederla impiegare come dato di riferimento per confronti tra prodotti diversi. In realtà il segnale che scorre dentro la bobina quando la corda vibra è una corrente alternata rappresentata da una curva sinusoidale complessa, la cui misurazione dovrebbe avvenire nell’ambito di due valori di picco, positivo e negativo.
La misura della resistenza in corrente continua è un valore che attiene esclusivamente all’avvolgimento, del quale occorre comunque conoscere anche altre caratteristiche per poter fare previsioni su quale potrà essere la caratterizzazione sonora alla quale darà luogo. Di per sé questo dato è ben poco significativo e può portare anzi a fraintendimenti sulla natura stessa del pickup che stiamo valutando.

Come se ciò non bastasse la resistenza in cc viene spesso confusa con l’impedenza (Z). Si tratta di una grandezza elettrica diversa, accomunata soltanto dall’unità di misura che resta l’Ohm in entrambi i casi. L’impedenza si applica ai circuiti nei quali scorre la corrente alternata (e quindi atterrebbe più specificamente ai pickup dell’altra), ma si realziona con i valori di resistenza, capacità ed induttanza e sopratutto varia in funzione della frequenza del segnale. Per queste ragioni si tratta di una misura decisamente complessa, sopratutto per quanto riguarda l’interpretazione corretta dei risultati, per cui non la si trova tra i dati presenti nelle schede dei prodotti.
Di fatto il numero delle spire, unito alle dimensioni della bobina ed ai magneti impiegati, è il dato più importante per poter predire il comportamento del pickup.
UN DATO NON MOLTO SIGNIFICATIVO
La resistenza in cc (il cui valore è tra l’altro influenzato dalla temperatura ambiente, per cui per essere verificabile dovrebbe essere accompagnata da una temperatura di riferimento) descrive l’opposizione da parte del filo che costituisce la bobina in caso di un flusso di corrente continua, al netto di eventuali effetti secondari (capacitivi ed induttivi) creati dall’avvolgimento in sé. E’ una caratteristica che riguarda esclusivamente la bobina. Come accennato più sopra, per dedurre qualcosa in più sul comportamento del pickup è invece essenziale conoscere altre misure, come le caratteristiche del conduttore utilizzato (diametro della parte conduttiva, tipo di isolante e spessore dello stesso), il numero delle spire avvolte, nonché la geometria della bobina, cioè le sue caratteristiche di altezza/larghezza/spessore. Il primo dato si trova facilmente: la scala AWG americana è uno standard che identifica i vari conduttori e il produttore specifica di solito anche il tipo di isolante utilizzato per il filo (Formvar, Plain enamel, Polysol). Gli ultimi valori si possono materialmente ricavare con un calibro avendo un pickup smontato a disposizione.
Il numero di spire, resta invece il più delle volte un mistero, a meno che qualcuno si accolli l’onere di svolgerlo pazientemente contando (e magari calcolando anche il numero di strati e di spire per ogni strato, il cosiddetto “pattern di avvolgimento”).
IL PICCO DI RISONANZA
Il numero delle spire combinato con l’effetto di tutti i parametri fino ad ora citati determina il valore del cosiddetto “picco di risonanza”.
Per capire di che si tratta diciamo che i pickup non posseggono di per sé un “suono”, ma un’efficacia di trasformazione delle variazioni del loro campo magnetico in corrente elettrica (detta “curva di trasferimento”) che varia all’interno di un certo range di frequenze. Tale range presenta un’area più o meno larga di massima sensibilità, che mostra un picco ad una particolare frequenza. Questo picco è detto appunto “picco di risonanza”, diverso da modello a modello (comunemente compreso tra 3.5 e 9kHz). L’area attorno al picco può essere più o meno larga a seconda delle caratteristiche del pickup: una larghezza maggiore determina la caratterizzazione del segnale generato da parte di una quantità più cospicua di armoniche e viene detta “fattore Q” (che deriva daltermine “quality”, ma di per sé non è indice di maggiore o minore qualità del prodotto).
Il picco di risonanza determina la caratterizzazione del segnale generato da quel pickup nella relativa gamma dello spettro nella quale esso si posiziona e quindi la “accentuazione” sonora di quel preciso range di frequenze.

NUMERO DI SPIRE E PARAMETRI COSTRUTTIVI
Nella pratica abbiamo visto come il numero delle spire si riveli il dato più dirimente per la comprensione della caratterizzazione timbrica, una volta che si conosca almeno la sezione del filo utilizzato. Abbiamo già osservato però come i costruttori ritengano di non rendere pubblico il dato, probabilmente per non fornire troppe indicazioni gratuite alla propria agguerrita concorrenza.
Alcuni costruttori pubblicano la frequenza del picco di risonanza e meno di frequente il fattore Q.
Leggere qualcuno di questi dati senza avere il quadro completo può però portare facilmente a fraintendimenti nell’interpretazione. Per capire i meccanismi in gioco cercherò di fare degli esempi pratici mettendo in relazione alcuni parametri. Se di due pickup conosciamo solo il valore della resistenza in cc (poniamo 9.5kOhm per il primo e 8kOhm per il secondo) siamo portati a pensare che il secondo suoni più brillante e sia meno potente.
Questo assunto in linea generale può rivelarsi corretto, ma soltanto se la geometria della bobina, il tipo di filo e i magneti sono identici per entrambi i dispositivi.
Avvolgendo lo stesso numero di spire, infatti, possiamo ottenere 8kOhm con filo AWG42 (0.063mm) così come arrivare facilmente a 9.5kOhm se impieghiamo filo più sottile (es. AWG 43).
Una bobina alta e stretta da 9.5kOhm può suonare più brillante di una bobina bassa e larga da 8kOhm.
Abbiamo poi tralasciato di parlare dei magneti: diversi tipi di poli o di barre magnetiche possono generare flussi di segnale più o meno potenti e dotare la bobina da 8kOhm di un volume di uscita perfino maggiore rispetto a quella da 9.5kOhm!
In poche parole, l’indicazione della resistenza in cc può essere utile se consideriamo una serie di pickup identici in tutto e per tutto eccezion fatta per il numero delle spire, ma il comportamento di un pickup dipende da un delicato equilibrio tra tanti parametri in gioco e non è affatto scontato, nè facile, nè spesso particolarmente intuitivo, capire quale sia il risultato effettivamente raggiungibile con questo o quel modello dalle misure numeriche fornite.
L’INDUTTANZA
A voler essere precisi esiste una misura in grado di far fare previsioni relativamente attendibili sul comportamento di un pickup: è l’induttanza (L), che si misura in Henry (H).
L’induttanza esprime sostanzialmente la relazione tra il flusso magnetico e le caratteristiche della corrente generata all’interno della bobina, tenendo conto anche del ruolo del magnete.
E’ quindi in grado da sola di rappresentare assai più compiutamente della resistenza in cc il carattere sonoro di un trasduttore e ci permette di generalizzare con maggiore approssimazione quali caratteristiche sonore possano corrispondere ai differenti valori rilevati senza tenere conto di altri parametri costruttivi.
Possiamo dire che con alti valori di induttanza i pickup possiedono maggiore livello di uscita e picco di risonanza spostato in basso nello spettro sonoro, quindi sono più sbilanciati sulla gamma medio bassa e generano acuti meno presenti. Al contrario per valori di induttanza bassi i pickup hanno generalmente livelli di uscita meno elevati e picco di risonanza posizionato più in alto nello spettro, quindi timbrica più aperta e brillante.
LA VIBRAZIONE DELLA CORDA
Manca ancora all’appello ciò che non fa capo ad una grandezza fisica unica ed è quindi più difficile tradurre in numeri facilmente interpretabili, cioè l’interazione che si crea tra il pickup e lo strumento. Essa si concretizza essenzialmente negli effetti determinati dalla lunghezza del diapason e dalla posizione lungo di esso nella quale il trasduttore è posto.
La corda vibra in modo diverso a seconda del punto nel quale andiamo ad intercettare il suo movimento e quindi il segnale generato dal pickup risentirà a sua volta di tali differenze. Le armoniche si sbilanciano verso gli acuti in direzione del ponte e verso i bassi in direzione del manico. L’ampiezza della vibrazione è minima al ponte, massima al manico poiché andiamo verso il punto mediano di lunghezza dell’intera corda.

Le caratteristiche combinate di stabilità, rigidità e durezza dei vari materiali che costituiscono il supporto sul quale le corde sono tese (manico, corpo, ponte e capotasto) influenzano il modo nel quale la vibrazione si mette in moto (attacco), quanto complessa sia (articolazione), quale sia l’equilibrio delle armoniche che contiene (colorazione) e come essa si evolve nel tempo (sustain).
STRUMENTO E STRUMENTISTA
Assistiamo dunque ad un’influenza mediata che lo strumento esercita sul pickup, nella misura in cui esso interferisce con lavibrazione delle corde. Tanto minore essa si rivela (come nel caso degli strumenti a corpo solido), maggiori saranno la prontezza, la ricchezza di contenuto e la durata della vibrazione delle corde e conseguentemente del segnale generato dal pickup.
La vibrazione della corda viene a sua volta largamente influenzata dalla mano dell’esecutore. Il plettro e la plettrata (la cosiddetta “pronuncia delle note”) possono modificare molti dei parametri più importanti, a partire dall’attacco per arrivare alla distribuzione delle armoniche in funzione della dinamica del segnale, con effetti di entità assai maggiore di quanto non faccia lo strumento in sé.
La qualità progettuale e costruttiva del trasduttore determina dunque la sua capacità di tradurre in segnale, a suo modo ed in funzione di specifiche esigenze, le caratteristiche della vibrazione delle corde così come lo strumento ed in percentuale assai più prevalente le mani dell’esecutore determinano.

CONCLUSIONI
Abbiamo appurato come la resistenza in corrente continua sia utile solo per raffrontare prodotti dello stesso costruttore o basati su progetti identici tra loro.
L’indicazione del valore dell’induttanza, affiancata dal tipo di magnete e di filo presenti, può darci indicazioni utili sulla caratterizzazione timbrica che ci possiamo aspettare dal pickup che stiamo scegliendo, ma raramente la troviamo tra i dati pubblicati. Altri dati, come il numero delle spire, sarebbero più dirimenti e semplici da interpretare, ma non vengono forniti per ragioni di opportunità commerciale.
Tutto viene filtrato a valle dal modo nel quale le corde vibrano, in funzione di come e quanto lo strumento permette loro di muoversi e di ciò che l’esecutore le indirizza a fare.
Questi sono con buona approssimazione i “numeri” e i parametri in gioco quando si parla di pickup. Chi li ritiene dispositivi elementari dei quali basta conoscere il valore in kOhm della bobina per aver compreso tutto quel che serve è in errore e credo farebbe bene a ravvedere la propria convinzione!